Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano IV.djvu/157

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dell'impero romano cap. xxi 153

egli vide i Concilj di Rimini e di Seleucia1, ci obbliga a credere, che ei fosse occultamente presente al tempo e nel luogo della loro convocazione. Il vantaggio di trattare personalmente co’ suoi amici, d’osservar le divisioni degli avversari, e di profittarne, potrebbe giustificare in un prudente politico sì ardita e pericolosa impresa; ed Alessandria, mediante il commercio e la navigazione, avea relazioni con ogni porto del Mediterraneo. Dal fondo dell’inaccessibile suo ritiro, l’intrepido Primate faceva una continua guerra offensiva contro il protettor degli Arriani; e gli opportuni suoi scritti, che diligentemente si portavano in giro, e con avidità si leggevano, contribuivano ad unire e ad animare la parte Ortodossa. Nelle sue pubbliche apologie, che indirizzò all’Imperatore medesimo, alle volte affettava di lodar la moderazione; ma nel tempo stesso rappresentava Costanzo, nelle sue segrete e veementi invettive, come un debole e malvagio Principe, come il carnefice della sua famiglia, il tiranno della Repubblica, e l’anticristo della Chiesa. Nel colmo della sua prosperità, quel vittorioso Monarca, che avea gastigato la temerità di Gallo, e soppresso la ribellione di Silvano, che aveva tolto il diadema di capo a Vetranione, e vinto in campagna le legioni di Magnenzio, ricevè da mano invisibile una ferita, che egli non potè mai nè medicare, nè vendicare; ed il figlio di Costantino fra’ Principi Cristiani fu il primo, che provò la forza di quei principj, che

  1. Atanasio Tom. I. p. 869. Io convengo col Tillemont (Tom. VIII. p. 1197), che le sue espressioni indicano una personale, sebbene forse occulta visita ai Sinodi.