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376 storia della decadenza

un mobile ponte di gonfiate pelli di pecore, di bovi e di capre coperte con uno strato di terra e di fascine1. Si consumarono due importanti giornate in quell’inutil lavoro; ed i Romani, che già provavano le miserie della fame, gettavano sguardi di disperazione sul Tigri o su’ Barbari, il numero e l’ostinazione dei quali andava crescendo coll’angustie dell’armata Imperiale2.

In questa disperata situazione il nome di pace ravvivò gl’indeboliti spiriti de’ Romani. Era già svanita la transitoria presunzione di Sapore; osservò egli con seria ponderazione, che replicando le dubbiose battaglie, aveva perduti i suoi più fedeli ed intrepidi nobili, le truppe più brave e la maggior parte degli elefanti; e l’esperto Monarca temè di provocare la resistenza della disperazione, le vicende della fortuna e l’inesausta potenza del Romano Impero, che poteva in breve soccorrere o vendicare il successor di Giuliano. Comparve nel campo di Gioviano il Surenas medesimo accompagnato da un altro Satrapo3; ed

  1. Fu proposto a’ condottieri de’ diecimila un espediente simile e saviamente rigettato. Senof. Anab. T. III. p. 255, 256, 257. Si rileva dai nostri moderni viaggiatori che il commercio e la navigazione del Tigri si fa su tavolini nuotanti sopra vesciche.
  2. Le prime azioni militari del regno di Gioviano sono riferite da Ammiano (XXV. 6), da Libanio (Orat. parent. c. 146. p. 364) e da Zosimo (l. III. p. 89, 190, 191). Quantunque possiam diffidarci dall’ingenuità di Libanio, pure l’ocular testimonianza d’Eutropio (uno a Persis atque altero praelio victus X. 17) ci fa inclinar a sospettare, che Ammiano sia stato troppo geloso dell’onor delle armi Romane.
  3. Sesto Rufo (de Provinc. c. 29) abbraccia un debole