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54 storia della decadenza

di confermare la scelta del popolo, per moderarne le passioni ed emendarne gli errori. I Vescovi potevan ricusar d’ordinare un candidato indegno, ed il furore de’ diversi fra’ loro contrari partiti alle volte accettava l’imparziale lor mediazione. La sommissione o la resistenza del Clero e del Popolo in varie occasioni somministrava esempi, che insensibilmente diventavano leggi positive e costumi provinciali1; ma da per tutto ammettevasi come una massima fondamentale di religioso governo, che non potesse darsi ed una Chiesa ortodossa alcun Vescovo senza il consenso de’ membri della medesima. Gl’Imperatori, come custodi della pubblica pace e come i primi cittadini di Roma e di Costantinopoli, potevano in realtà dichiarare i loro desiderj nell’elezione d’un Primate; ma quegli assoluti Monarchi rispettavano la libertà delle elezioni Ecclesiastiche; e mentre distribuivano e riassumevano gli onori dello Stato e dell’esercito, permettevano che mille ottocento Magistrati perpetui ricevessero i loro importanti uffizi da’ liberi suffragi del popolo2. Sarebbe stato giusto, che tali Magistrati non abbandonassero un onorevole posto, da cui non potevano esser rimossi; ma la saviezza de’ Concilj tentò, senza gran successo, di obbligare i Vescovi alla residenza,

  1. Alle volte facevasi un compromesso o per legge o per consenso, oppure i Vescovi e il Popolo sceglievano uno dei tre candidati nominati dall’altra parte.
  2. Sembra, che tutti gli esempi citati dal Tomassino (Disc. Eccles. Tom. II. l. II. c. 6. p. 704-714) siano atti straordinari di potestà ed eziandio d’oppressione. S’adduce da Filostorgio (Hist. Eccles. I. II. 11) la conferma del Vescovo d’Alessandria come una maniera di procedere più regolare.