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dell'impero romano cap xlvii. 119

come uomini favoriti della Divinità: il Pastorale di Vescovo e di Patriarca è riservato alla lor mano reverenda, e infetti ancora delle consuetudini e dei pregiudizi del chiostro, si prendono l’incarico di governare gli uomini1.

III. Nello stile de’ Cristiani dell’Oriente furono i Monoteliti in tutti i sensi dal nome contraddistinti di Maroniti2, nome che a poco a poco passò da un eremita a un monastero, da un monastero ad una nazione. La Siria fu il paese, ove Marone, santo o selvaggio del quinto secolo, espose la religiosa stravaganza; le città di Apamea e di Emesa se ne contesero le reliquie; su la sua tomba s’innalzò una magnifica Chiesa, e seicento de’ suoi discepoli congiunsero le loro celle sulle rive dell’Oronte. Nelle controversie dell’Incarnazione si tennero scrupolosamente sulla linea ortodossa tra le Sette di Nestorio e d’Eutiche; ma i loro ozii produssero la malnata quistione d’una volontà o d’una operazione nelle due Nature di Cristo. L’Imperatore Eraclio, loro proselita, respinto come Maronita dalle mura della

  1. Una dissertazione di centoquarantadue pagine, che sta in principio del secondo volume d’Assemani, spiega perfettamente le circostanze dei Monofisiti. La Cronaca siriaca di Gregorio Bar-Ebreo o Abulfaragio (Bibliot. orient. tom. II, p. 321-463), ci dà la lista dei Cattolici o patriarchi Nestoriani, e quella dei Mafriani dei Giacobiti.
  2. Eutichio (Annal., t. II, pag. 191, 267, 332), e altri passi della Tavola metodica di Pocock provano, che fu indifferentemente usato il nome di Monoteliti e di Maroniti. Non aveva Eutichio alcun pregiudizio contro i Maroniti del secolo decimo; e possiam credere ad un Melchita, la cui testimonianza è confermata dai Giacobiti e dai Latini.