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16 storia della decadenza

ziano aveva ereditato i vantaggi di una forte e sana costituzione. Coll’abitudine della castità e temperanza, che raffrena gli appetiti ed invigorisce le forze, Valentiniano si mantenne la propria e la pubblica stima. Le occupazioni di una vita militare avean distratto la sua gioventù dall’eleganti ricerche della letteratura; egli ignorava la lingua Greca e le arti della Rettorica: ma siccome l’animo dell’oratore non era mai sconcertato da timida perplessità, egli era capace, ogni volta che l’occasione lo richiedeva, d’esporre i risoluti suoi sentimenti con facile ed ardita eloquenza. Le uniche leggi, che esso aveva studiato, eran quelle della marzial disciplina; e presto si distinse per la laboriosa diligenza e l’inflessibil severità, con cui adempiva e sosteneva i doveri del campo. Al tempo di Giuliano egli si espose al pericolo della disgrazia, pel disprezzo che dimostrò in pubblico verso la religion dominante1; ma dalla successiva condotta di lui parrebbe, che l’indiscreta ed inopportuna libertà di Valentiniano fosse stata l’effetto di militar baldanza, piuttosto che di uno zelo Cristiano. N’ebbe per altro il perdono, e fu sempre impiegato da un Principe che stimava il suo merito2; e nei vari suc-

  1. In Antiochia, dove era obbligato a seguire l’Imperatore nel tempio, ei percosse un sacerdote, che avea preteso di purificarlo coll’acqua lustrale. Sozomeno l. VI. c. 6. Teodoreto l. III. c. 15. Tal pubblica provocazione poteva convenire a Valentiniano; ma essa non dà luogo all’indegna accusa del filosofo Massimo, che suppone qualche più privata ingiuria. Zosimo l. IV. p. 200, 201.
  2. Socrate l. IV. Da Sozomeno (l. VI. c. 6.) e da Filostorgio (l. VII. c. 7. con le Dissertazioni del Gotofredo p. 293) vi si interpone un precedente esilio a Melitene o nella Tebaide. (Il primo potrebbe esser vero).