Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/21

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dell'impero romano cap. xxv. 17

cessi della guerra Persiana egli accrebbe quella riputazione, che erasi già acquistato sulle rive del Reno. La prestezza e felicità, con cui eseguì un’importante commissione, gli aprì l’adito al favor di Gioviano ed all’onorevol comando della seconda scuola, o compagnia dei Targettieri, o sia delle guardie domestiche. Nel marciar che faceva da Antiochia, era giunto ai suoi quartieri d’Ancira, quando gli fu inaspettatamente significato, senz’arte o intrigo veruno, d’assumere nel quarantesimo terzo anno della sua età, l’assoluto governo del Romano Impero.

[A. D. 364] L’invito dei Ministri e dei Generali a Nicea sarebbe stato di poco rilievo, se non si fosse confermato dalla voce dell’esercito. Il vecchio Sallustio, che aveva frequentemente osservate le irregolari fluttuazioni delle adunanze popolari, propose che nissuna di quelle persone, la cui militar dignità poteva eccitare un partito in loro favore, comparisse in pubblico, sotto pena di morte, nel giorno dell’inaugurazione. Pure tanto prevalse l’antica superstizione, che a questo pericoloso intervallo volontariamente s’aggiunse tutto un giorno, perchè in esso appunto cadeva l’intercalazione dell’anno bisestile1. Finalmente, quando si suppose che l’ora fosse propizia, Valentiniano comparve sopra

  1. Ammiano, in una lunga ed inopportuna digressione (XXVI. 1. e Vales. iv.) inconsideratamente suppone d’intender egli una questione astronomica, della quale i suoi lettori siano all’oscuro. Essa è trattata con più giudizio, ed a proposito da Censurino (De die Natal. c. 20.) e da Macrobio (Saturnal. l. I. c. 12-16). Il nome di bisestile, che indica l’anno di cattivo augurio (Agostino ad Januar. Epist. 119.) è nato dalla ripetizione del giorno sesto avanti le calende di Marzo.