Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano V.djvu/29

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dell'impero romano cap. xxv. 25

fosse risuscitato da morte in mezzo a Costantinopoli. I soldati, ch’erano preparati a riceverlo, salutarono il tremante lor Principe con acclamazioni di gioia e con voti di fedeltà. Fu tosto accresciuto il lor numero da un’insolente truppa di villani raccolti nella adiacente campagna; e Procopio, difeso dalle armi dei suoi aderenti, venne successivamente condotto al Tribunale, al Senato ed al Palazzo. Nei primi momenti del tumultuario suo regno egli rimase attonito e spaventato dal cupo silenzio del popolo, che o non sapeva la causa di tal novità o temea dell’evento. Ma la sua forza militare era superiore ad ogni attuale resistenza; i malcontenti correvano in folla allo stendardo della ribellione; i poveri erano eccitati dalle speranze, ed i ricchi intimoriti dal pericolo di un saccheggio universale; e l’ostinata credulità della moltitudine fu ingannata un’altra volta dai promessi vantaggi della ribellione. S’arrestarono i Magistrati; si aprirono con diligenza le porte della città e l’ingresso del porto; ed in poche ore Procopio divenne assoluto, quantunque precario, padrone della Imperiale città. L’usurpatore sostenne quest’inaspettato successo con qualche specie di coraggio e di destrezza. Egli propagò ad arte i rumori e le opinioni più favorevoli al suo interesse, nel tempo che deludeva la plebe col dare udienza ai frequenti, ma immaginari ambasciatori delle remote nazioni. Restarono appoco appoco involti nella colpa della ribellione i grossi Corpi di truppe, che si trovavano nelle città della Tracia e nelle fortezze del basso Danubio; ed i Principi Goti acconsentirono d’aiutare il Sovrano di Costantinopoli con la formidabile forza di più migliaia di ausiliari. I Generali di esso passarono il Bosforo e sottomisero senza