Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/27

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dell'impero romano cap. xxix. 21

vuti al merito, o di defraudare i soldati della paga e delle gratificazioni, che meritavano o esigevano dalla liberalità dello Stato1. Il valore e la condotta, che in seguito ei dimostrò nella difesa dell’Italia contro le armi d’Alarico e di Radagasio, posson giustificare la fama delle sue prime azioni, ed in un secolo, in cui si faceva meno attenzione alle leggi d’onore o d’orgoglio, i Generali Romani potevano far cedere la preeminenza del grado all’ascendente d’un genio superiore2. Compianse e vendicò l’uccisione di Promoto, suo rivale ed amico; ed il macello di molte migliaia di fuggitivi Bastarni vien rappresentato dal poeta come un sanguinoso sacrifizio, che il Romano Achille offerì all’ombra d’un altro Patroclo. Le virtù e le vittorie di Stilicone meritarono l’odio di Ruffino: ed avrebber potuto aver effetto gli artifizi della calunnia, se la tenera e vigilante Serena non avesse protetto il marito contro i domestici suoi nemici, mentr’egli vinceva nel campo i nemici dell’Impero3. Teodosio con-

  1. I bei versi di Claudiano (in I. Cons. Stilic. II. 113) palesano il suo ingegno; ma l’integrità di Stilicone (nell’amministrazion militare) si stabilisce con molto maggior fermezza dall’involontaria testimonianza di Zosimo (lib. V. p. 245).
  2. ... Si bellica moles
    Ingrueret, quamvis annis et jure minori,
    Cedere grandaevos equitum peditumque magistros
    Adspiceres...
    (Claudiano, Laus Seren. p. 196).

    Un Generale moderno stimerebbe la lor sommissione o un eroico patriottismo o un’abbietta servitù.

  3. Si confronti il poema sul primo Consolato (I. 95-115). coll’altro intitolato Laus Serenae (227., 237) dove disgraziatamente finisce. Noi possiamo scorgervi la profonda inveterata malizia di Ruffino.