Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VI.djvu/45

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dell'impero romano cap. xxix. 39

e quantunque sembri, che un editto d’Onorio freni la maliziosa industria degli accusatori, un altro editto, alla distanza di dieci anni, continua e rinnova la processura di que’ danni, che furon fatti nel tempo della general ribellione1. Gli aderenti del tiranno, che scamparono dal primo impeto dei soldati e dei giudici, poteron trarre qualche consolazione dal tragico fine del fratello di lui, che non potè mai ottenere il perdono per gli straordinari servigi, che avea prestati. Dopo d’aver terminato un’importante guerra nello spazio di un solo inverno, Mascezel fu ricevuto alla Corte di Milano con grande applauso, con affettata gratitudine e con segreta gelosia2, e si è risguardata la sua morte, che forse fu l’effetto del caso, come un delitto di Stilicone. Nell’atto di passare un ponte, il Principe Mauritano, ch’era in compagnia del Generale dell’Occidente, fu ad un tratto gettato dal suo cavallo nel fiume; restò impedita l’officiosa premura dei famigliari da un crudele e perfido sorriso, che videro in volto a Stilicone; e mentr’essi differivano il necessario soccorso, l’infelice Mascezel rimase annegato3.

[A. 398] La gioja del trionfo Affricano felicemente s’unì

  1. Vedi il Cod. Teod. lib. IX. Tit. XXXIX. leg. 3. tit. XL. l. 19.
  2. Stilicone, che pretendeva un’egual parte in tutte le vittorie di Teodosio e del suo figlio, particolarmente asserisce, che l’Affrica fu ricuperata per la saviezza dei suoi consigli. Vedi un’iscrizione prodotta dal Baronio.
  3. Ho addolcito la narrazione di Zosimo, che nella sua cruda semplicità è quasi incredibile (l. V. p. 303). Orosio condanna il vittorioso Generale (p. 538) per aver violato il diritto del Santuario.