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situata trenta giornate di cammino all’occidente di Cartagine: per terra la strada era infestata da’ Mori; ma il mare era aperto, ed i Romani erano allora padroni del mare. Un attivo e prudente Tribuno s’avanzò fino allo Stretto dove occupò Septem, o Ceuta1, che s’alza sulla costa d’Affrica dirimpetto a Gibilterra: questa remota Piazza fu di poi adorna e fortificata da Giustiniano; e sembra, ch’ei secondasse in questo la vana ambizione d’estendere il suo Impero sino alle colonne d’Ercole. Esso ricevè l’annunzio della vittoria in quel tempo, in cui preparavasi appunto a pubblicar le Pandette della Legge Romana; ed il devoto o geloso Imperatore celebrò la divina bontà, e confessò in silenzio, il merito dell’abile suo Generale2. Impaziente d’abolire la temporale e spiritual tirannia de’ Vandali, procedè senza dilazione al pieno ristabilimento della Chiesa Cattolica. Ne furono restaurate ed ampliate generosamente la giurisdizione, la ricchezza e le immunità che sono forse la parte più essenziale della Religione Episco-

  1. Τα της πολιτειας προσιμια (le prime terre dell’Impero) dice Procopio de Aedif. L. VI c. 7 Ceuta, che è stata poi disfigurata da’ Portoghesi, fiorì, sotto il regno più prospera degli Arabi, nell’agricoltura, e nelle manifatture, decorata di nobili edifizi e di Palazzi (V. L’Afrique de Marmol T. II p. 236).
  2. Vedi il secondo e il terzo preambolo a’ Digesti, o alle Pandette, promulgate il 16 decembre dell’anno 533. Giustiniano, o piuttosto Belisario, avevan acquistato un giusto diritto a’ titoli di Vandalico, ed Affricano; quello di Gotico era prematuro; ed il Francico falso ed offensivo d’una gran Nazione.