Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/397

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dell'impero romano cap. xli. 391

pale; fu soppresso il Culto Arriano; si proscrissero le adunanze de’ Donatisti1; ed il Sinodo di Cartagine per la voce di dugento diciassette Vescovi2, applaudì alla giustizia di quella pia rappresaglia. Non è da presumersi che in tale occasione mancassero molti de Prelati ortodossi, ma la tenuità del lor numero in paragone di quello degli antichi Concilj, ch’era stato due o anche tre volte maggiore, chiarissimamente indica la decadenza sì della Chiesa, che dello Stato. Mentre Giustiniano si dichiarava difensor della Fede, nutriva un’ambiziosa speranza, che il vittorioso suo Luogotenente fosse per estender ben presto gli angusti limiti del suo dominio a quello spazio che avevano, prima dell’invasione dei Mori e de’ Vandali; e Belisario ebbe ordine di stabilir cinque Duchi o Comandanti, nei posti opportuni di Tripoli, di Leptis, di Cirta, di Cesarea e di Sardegna, e di calcolar la quantità di Palatini, o di guarnigioni di frontiera che potessero esser sufficienti alla difesa dell’Affrica. Il Regno de’ Vandali meritò la presenza d’un Prefetto del Pretorio; e furon destinati quattro Consolari, e tre Presidenti per amministrar le sette Province, che si trovavan sotto la sua giurisdizione. Fu minutamente fissato il numero degli Ufiziali loro subordinati, de’ ministri e de’ messaggi o

  1. Vedi gli atti originali presso il Baronia (Aq. 535 n. 21, 54). L’Imperatore applaudisce alla sua clemenza verso gli Eretici cum sufficiat eis vivere.
  2. Dupin (Geograph. Sacra Africana p. LIX ad Optat. Milev.) nota e compiange l’Episcopal decadenza. Nel tempo più prospero della Chiesa egli vi aveva contato 690 Vescovati: ma per quanto piccole fossero le Diocesi, non è probabile, che vi esistessero tutti nel medesimo tempo.