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422 storia della decadenza

Sovrano di Roma l’omaggio delle Città dipendenti. „Quando io tratto co’ miei nemici, replicò il Capitano Romano con un altiero sorriso, io son più assuefatto a dare, che a ricever consiglio: ma tengo in una mano l’inevitabil rovina, e nell’altra la pace e la libertà, come ora gode la Sicilia„. L’impazienza della dilazione lo mosse ad accordar le più liberali condizioni, ed il suo onore ne assicurava l’effettuazione: ma Napoli era divisa in due fazioni, e la democrazia Greca era infiammata da’ suoi Oratori, i quali con molto spirito e con qualche verità rappresentarono alla moltitudine, che i Goti avrebber punito la lor mancanza di fede, e che Belisario medesimo dovea stimare la loro lealtà e valore. Le deliberazioni però che facevansi, non erano perfettamente libere; la Città era dominata da ottocento Barbari, le mogli ed i figli de’ quali si ritenevano a Ravenna come pegni della lor fedeltà; e fino gli Ebrei, ch’erano ricchi e numerosi, opponevansi con disperato entusiasmo alle intolleranti leggi di Giustiniano. In un tempo assai posteriore, la circonferenza di Napoli1 non era

    ver. Ital. Ant. l. IV p. 1149, 1150). Quest’ultimo in una elegante lettera (Sylv. l. III, 5 p. 94, 98 Edit. Markland.) tenta la difficile impresa di trar la sua moglie da’ piaceri di Roma a quel tranquillo ritiro.

  1. Questa misura fu presa da Ruggiero I dopo la conquista di Napoli (An. 1139), ch’ei fece la Capitale del suo nuovo Regno (Giannone Istor. Civ. Tom. II p. 169). Questa città, ch’è la terza nell’Europa Cristiana, ha presentemente almeno dodici miglia di circuito (Jul. Caes. Capaccii Hist. Neapol. L. I p. 47), e contiene in questo spazio più abitanti (vale a dire 350,000) che qualunque altro luogo nel Mondo conosciuto.