Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VII.djvu/429

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dell'impero romano cap. xli. 423

più di duemila trecento sessantatre passi1: le fortificazioni eran difese da precipizi o dal mare; se si tagliavano gli acquedotti, poteva supplirsi con l’acqua de’ pozzi e de’ fonti; e la quantità delle provvisioni era sufficiente a stancar la pazienza degli assedianti. Al termine di venti giorni era quasi esausta quella di Belisario, ed erasi accomodato alla vergogna d’abbandonar l’assedio per poter marciare, avanti l’inverno, contro Roma, ed il Re de’ Goti. Ma fu la sua ansietà soddisfatta dall’ardita curiosità d’un Isauro, ch’esplorò il canale asciutto d’un acquedotto, e segretamente riferì, che potevasi aprire un passaggio per introdurre una fila di soldati armati nel cuore della Città. Quando l’opera fu tacitamente eseguita, l’umano Generale rischiò la scoperta del suo segreto con un ultimo ed infruttuoso avviso dell’imminente pericolo. Nell’oscurità della notte, quattrocento Romani entrarono nell’acquedotto, s’introdussero per mezzo d’una fune, che legarono ad un ulivo, nella casa o nel giardino d’una solitaria matrona, suonarono le loro trombette, sorpreser le sentinelle, ed ammessero i loro compagni, che da ogni parte scalaron le mura, ed aprirono le porte della Città. Fu commesso, come per diritto di guerra, ogni delitto che si punisce dalla giustizia sociale; gli Unni si distinsero per la crudeltà ed il sacrilegio, ed il solo Belisario comparve per le strade, e nelle Chiese di Napoli a moderar la calamità, ch’egli aveva predetto. „L’oro e l’argento, esclamò più volte, sono i giusti premj del vostro va-

  1. Non geometrici ma comuni, cioè passi di 22 pollici Francesi l’uno (Danville Mesures itinerair. p. 7, 8): 2363 di essi non fanno un miglio Inglese.