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104 storia della decadenza

chità. Il Mondo era nello stupore pel fatal decreto che Roma dovesse esser cangiata in un pascolo per gli armenti. Le ferme e moderate rimostranze di Belisario sospesero l’esecuzione della sentenza; egli ammonì il Barbaro di non contaminar la sua fama col distruggere que’ monumenti, che formavano la gloria de’ trapassati e la delizia dei viventi; e Totila secondò l’avviso di un nemico col preservar Roma qual ornamento del suo Regno, od il miglior pegno di riconciliazione e di pace. Come egli ebbe significato agli Ambasciatori di Belisario il suo proponimento di risparmiar la città, egli collocò un esercito in distanza di cento e venti stadj, ad osservare le mosse del Generale romano. Col rimanente delle sue forze egli avviossi ver la Lucania e l’Apulia, ed occupò sulla vetta del monte Gargano1 uno dei campi di Annibale2. Trascinati furono i Senatori dietro il suo trono, indi confinati nelle fortezze della Campania: i cittadini, con le mogli ed i figli loro furono dispersi in esiglio; e per lo spazio di quaranta giorni Roma non offrì che l’aspetto di una solitudine desolata ed orrenda3.

  1. Il monte Gargano, ora monte S. Angelo, nel regno di Napoli, si prolunga trecento stadj nel mare adriatico (Strab. l. VI p. 436), e nei secoli tenebrosi fu illustrato dall’apparizione, dai miracoli e dalla chiesa di S. Michele Arcangelo. Orazio, nativo di Apulia o Lucania, avea veduto le querce e gli olmi del Gargano, sbattuti e muggenti per la forza del vento settentrionale che soffiava su quell’alta costa (Carm. II, 9. Epist. II, I, 201).
  2. Non posso determinare esattamente la posizione di questo campo di Annibale; ma gli alloggiamenti Punici stettero lungo tempo e spesso nelle vicinanze di Arpi (Tito Livio, XXII, 9, 12; XXIV, 3, ecc.).
  3. Totila..... Romani ingreditur..... ac evertit muros, do-