Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano VIII.djvu/111

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dell'impero romano cap. xliii. 107

coverati. Al primo tentativo le forze romane furono dissipate dalla tempesta. Nel secondo esse avvicinaronsi al lido; ma viddero i poggi coperti di arcieri, il luogo dello sbarco difeso da una linea di lance, ed il Re dei Goti impaziente di venire a battaglia. Il Conquistator dell’Italia si ritirò sospirando, e continuò a languire in inglorioso ed inoperoso ozio, sino al momento in cui Antonina, che s’era portata a Costantinopoli a ricercare soccorso, ottenne, dopo la morte dell’Imperatore, la permissione del suo ritorno.

[A. D. 548] Le cinque ultime campagne di Belisario dovettero affievolir l’invidia de’ suoi competitori, gli occhi dei quali erano rimasti abbagliati ed offesi dallo splendore della prima sua gloria. In vece di liberare l’Italia dai Goti, egli era andato errando come un fuggitivo, lungo la costa, senza osare di internarsi nel paese, o di accettare la baldanzosa e replicata disfida di Totila. Eppure nel sentimento dei pochi che sanno separare i consiglj dagli avvenimenti, e paragonare gli stromenti con l’esecuzione, egli comparve più consumato maestro nell’arte della guerra, che non nei tempi della sua prosperità quand’egli traeva due Re prigionieri innanzi al trono di Giustiniano. Il valore di Belisario non era raffreddato dagli anni; la speranza aveva maturato il suo senno; ma pare che le morali virtù dell’umanità e della giustizia cedessero alla dura necessità dei tempi. La parsimonia o povertà dell’Imperatore costrinse Belisario a deviare dalla regola di condotta che gli aveva meritato l’amore e la confidenza degli Italiani. Si mantenne la guerra, mediante l’oppressione di Ravenna, della Sicilia e di tutti i fedeli sudditi dell’Impero; e la sua severità verso Erodiano, o meritata fosse od ingiusta, condusse questo Uffiziale