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avrebbe anticipato il termine del loro accordo. Prese ch’ebbe Napoli e Roma, le Province di Lucania, dell’Apulia e di Calabria si sottomisero al Re dei Goti. Totila condusse il suo esercito alle porte di Roma, piantò il Campo a Tibur o Tivoli, venti miglia distante dalla Capitale, e tranquillamente esortò il Senato ed il Popolo a paragonare la tirannia de’ Greci colla felicità di cui godevano sotto il governo dei Goti.

I rapidi successi di Totila possono in parte esser ascritti alla rivoluzione che tre anni di esperienza avevan prodotto nei sentimenti degli Italiani. Per comando od almeno in nome di un Imperatore Cattolico, il Papa1, lor padre spirituale, era stato divelto dalla chiesa di Roma ed era morto di fame o di assassinio in un’Isola deserta2. Alle virtù di Belisario erano succeduti i varj, ed uniformi vizj di undici Capi, a Roma, a Ravenna, a Fiorenza, a Perugia, a Spoleto ecc. i quali abusavano dell’autorità per appagare la libidine e l’avarizia loro. La cura di accrescere i prodotti del fisco era commessa ad Alessandro, scriba sottile, da lungo tempo versato nelle frodi e nelle oppressioni delle scuole di Bisanzio e che traeva il suo soprannome di Psalliction (Le forbici) dal destro ar-

  1. Silverio, vescovo di Roma, fu da principio trasportato a Patara, nella Licia, e finalmente fatto morire di fame (sub eorum custodia inedia confectus) nell’isola di Palmaria, A. D. 538, mese di giugno (Liberat. in Breviar. c. 22. Anastasius, in Sylverio. Baronius. A. D. 540 n. 2, 3. Pagi, in Vit. Pont. Tom, I pag. 285, 286). Procopio (Aneddoti, c. 1) accusa soltanto l’Imperatrice ed Antonina.
  2. Palmaria, isoletta che giace dirimpetto a Terracina, ed alla costa dei Volsci (Cluver. Ital. Antiq. l. 1II c. 7 p. 1024).