Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano X.djvu/187

Da Wikisource.

dell'impero romano cap. li. 181

partengono alla sinagoga di Satanasso, ed hanno la testa rasa in cerchio1: non mancate di fendere a questi il cranio e di negar loro quartiere, sempre che non vogliano divenir Maomettani o pagare il tributo„. I trattenimenti profani o frivoli, e quanto potesse ricordare antiche dispute, erano fra gli Arabi severamente vietati: sin nei tumulti de’ campi attendevano assiduamente agli esercizi di religione, consacrando gli intervalli di riposo alla preghiera, alla meditazione, e allo studio del Corano. L’abuso, od anche l’uso del vino era punito con ottanta bastonate sulla pianta de’ piedi, e nel fervore dei primi tempi si videro peccatori ignoti che rivelavano i propri falli, e ne chiedevano la punizione. Dopo qualche incertezza, il comando dell’esercito di Sorìa fu conferito ad Abu-Obeidah uno de’ fuggiaschi della Mecca, e de’ compagni di Maometto. Dalla somma dolcezza e bontà della sua indole veniva raddolcito il suo zelo e la sua divozione, senza che si indebolissero per questo; ma tosto che la guerra si faceva terribile, i soldati invocavano il genio superiore di Caled; e, comunque fosse la scelta del principe, era sempre nel fatto e nella opinione la Spada di Dio il primo generale dei

    stiani. Per me credo che si possa spiegare questa contraddizione da una parte colla avidità degli Arabi, dall’altra coi pregiudizi del filosofo Tedesco.

  1. Anche nel settimo secolo i monaci in generale erano laici con capellatura lunga e sparsa, che poi tagliavano quando erano ammessi al sacerdozio. La tonsura circolare era emblematica, e mistica; figurava la Corona di Spine che fu messa in capo a Gesù Cristo; ma indicava altresì il diadema reale, ed ogni sacerdote era un re ec. (Thomassin, Discipline de l’Eglise t. I, p. 721-758, e specialmente, p. 737-738).