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184 storia della decadenza

taglia! Il paradiso! Il paradiso!„ che da ogni parte risonava fra le schiere de’ Saraceni: il trambusto della città, il suono delle campane1, le esclamazioni dei preti e dei monaci raddoppiavano lo spavento e la confusione dei Cristiani. Non perdettero gli Arabi che dugentotrenta uomini, e rimasero padroni del campo di battaglia: sia per invitare l’aiuto del cielo, o quel della terra, furon coperte le mura di Bosra con croci benedette, e con bandiere consacrate. Romano, governatore di questa città, aveva sin dai primi momenti condotto a sommessione gli abitanti; deposto dal popolo, che lo spregiava, ardeva di voglia di vendicarsi, e ne avea per disgrazia i modi. In un abboccamento notturno che egli ebbe cogli emissari di Caled gli avvisò d’un passaggio fatto sotto la sua casa, il quale si prolungava fuori della Piazza; il figlio del Califfo e cento volontari si fidarono della parola di Romano, e con una fortunata intrepidezza apersero una strada facile al rimanente de’ Saraceni. Poichè Caled ebbe determinato la servitù ed il tributo cui doveano soggiacer gli abitanti, Romano, apostata o convertito, si diè vanto nell’assemblea popolare di quel tradimento così meritorio agli occhi della nuova sua religione. „Io rinuncio, soggiunse egli, alla vostra società in que-

  1. Sonarono le campane (Ockley t. I, p. 38). Ma dubito forte che il testo di Al-Wakidi, o l’uso del tempo, non possano giustificare questa espressione. Ad Graecos, dice il dotto Ducange (Gloss. med. et infim. Graecit., t. I, p. 774) campanarum usus, serius transit et etiamnum rarissimus est. L’epoca più antica in cui dagli scrittori di Bisanzio si faccia menzione delle campane è riportata all’anno 1040. Ma pretendono i Veneziani d’avere introdotte le campane a Costantinopoli sin dal nono secolo.