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232 storia della decadenza

conquisto dell’Egitto la gelosia indusse il califfo Othmano a richiamare Amrou; ma nelle turbolenze sopravvenute potè il suo ardore nel dimostrarsi capitano, uom d’alto affare, e oratore trarlo ben presto dalla classe de’ privati. Al potente suo aiuto, sia nei consigli, sia nell’esercito andarono debitori gli Ommiadi della assodata loro grandezza. Moawiyah, per gratitudine, restituì il governo e l’amministrazione delle rendite pubbliche dell’Egitto a un amico fedele, che da sè stesso erasi sollevato dalla condizione di semplice suddito, e Amrou terminò i suoi giorni nel palazzo e nella città che avea fondato sulle sponde del Nilo. Gli Arabi citano come un modello d’eloquenza e di sapienza il discorso che fece ai figli nel letto di morte; deplorò i trascorsi della sua gioventù: ma per poco che gli rimanesse della vanità di poeta1, potè esagerare volontieri il veleno e il pericolo delle sue vecchie satire contro l’Islamismo.

[A. D. 638] Accampato era Amrou nella Palestina, quando avendo carpita per sorpresa la permission del Califfo, o forse anche senza aspettarla, s’incamminò a conquistare l’Egitto2. Il magnanimo Omar confidava

  1. V., sulla vita e il carattere d’Amrou, Ockley (Hist. of the Saracens, vol. I, p. 28, 63, 94, 328, 342, 344, e alla fin del volume; vol. II, p. 51, 55, 57, 74, 110, 112, 162) e Otter (Mém. de l’Acad. des inscr. t. XXI, p. 131-132). I lettori di Tacito raffronteranno sicuramente Vespasiano e Muziano con Moawiyah e Amrou. L’analogia per altro sta più nella situazione che nel carattere di questi personaggi.
  2. Anche Al-Wakidi ha composto un’istoria particolare della conquista d’Egitto, ma Ockley non potè procacciarsela; e le indagini di quest’ultimo (vol. I, p. 344-362) pochissimo aggiunsero al testo originale d’Eutichio (Annal. t. II, p. 296-323, vers. Pocock), Patriarca melchita d’Alessandria che visse tre secoli dopo quella rivoluzione.