Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano X.djvu/259

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dell'impero romano cap. li. 253

volte è illusa questa speranza: ma la ricchezza che proccacciano il frumento, l’orzo, il riso, i legumi, gli alberi fruttiferi, e le gregge vien divisa inegualmente fra i lavoratori, e i proprietari. A seconda delle vicende delle stagioni, la superficie del paese è adorna di acque argentine, di verdi smeraldi e del giallo cupo delle ricolte dorate1„.

Nondimeno, quest’ordine benefico resta qualche volta interrotto, e la tardanza dell’inondazione come pure il subitaneo straripamento del fiume, che sopravennero nel primo anno della conquista, poterono originare l’edificante favoletta che si spacciò in questo proposito. Si pretese che avendo la pietà d’Omar vietato il sagrifizio d’una vergine, che si immolava ogni anno al Nilo2, sdegnato il fiume si stette queto nel

  1. Maillet, che fu vent’anni Console al Cairo, aveva avuto mille occasioni diverse d’esaminare questo variato spettacolo. Parla del Nilo (Lettera II, e in particolare p. 70-75) e della fertilità del suolo (Lettera IX). Gray, che viveva in un collegio di Cambridge, ha dato su quella contrada un’occhiata più acuta: „In quei climi ardenti ove il Nilo, elevandosi sopra le sponde del suo letto d’estate, versa dal suo largo seno la vita alla verdura, e copre l’Egitto colle umide sue ali, qual meraviglioso spettacolo si presenta allo sguardo, quando si vede condotto da un remo ardito, o da una leggera vela, quel popolo polveroso che naviga a seconda di zefiro, o che su fragili battelli passa dall’una all’altra di quelle città ravvicinate che sorgono e splendono di sopra dei flutti che le circondano!„ (Works and Memoirs of Gray edizione di Mason p. 199, 200).
  2. Murtadi, p. 164-167. Non crederà di leggieri il lettore ai sagrifizi umani sotto imperatori cristiani, nè ad un miracolo fatto dai successori di Maometto.