Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XI.djvu/165

Da Wikisource.

dell'impero romano cap. lvi 159

care le sue truppe e le sue munizioni, mandò innanzi quindici galee comandate da Boemondo, affine di soggiogare o minacciare l’isola di Corfù, riconoscere l’opposto lido, e assicurare ne’ dintorni di Vallona un buon porto alle sue truppe. Boemondo compiè la sua traversata e il suo sbarco, senza accorgersi di nemici. Sperienza fortunata pe’ Normanni, e che diè a divedere a quale scadimento l’incuria de’ Greci avesse ridotta la loro marineria! Le isole e le città marittime dell’Epiro all’armi di Roberto, o al terror del suo nome cedettero, e poichè ebbe toccate le coste di Corfù (la quale isola accenno col suo nome moderno) condusse la sua squadra e il suo esercito ad assediare Durazzo. Cotesta città, dal lato di Occidente, chiave dell’Impero greco, dalla sua antica fama, da recenti fortificazioni, dal patrizio Giorgio Paleologo vincitore di diverse battaglie nell’Oriente, da un presidio tolto dalle province di Albania e di Macedonia, in ogni età vivai di eccellenti soldati, era difesa. Pericoli e sciagure d’ogni genere nel durar di questa impresa provarono l’animo di Guiscardo: nella stagione la più propizia dell’anno, la flotta di lui che stavasi lungo la costa, venne d’improvviso assalita da una fortuna di mare; e piogge miste a neve, e furiosi venti d’ostro ingrossarono l’Adriatico, talchè un nuovo naufragio la sinistra fama degli scogli Acroceraunj riconfermò1. Andati in pezzi o portati lontano e vele,

  1. Infames scopulos Acroceraunia, Horat., Carmen 1 e 3. Vi è qualche poco di esagerazione nel praecipitem Africum decertantem aquilonibus et rabiem Noti, e nel monstra natantia dell’Adriatico; ma Orazio palpitante per la vita di Virgilio, è un esempio che ben comparisce nella storia della poesia e dell’amicizia.