Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano XI.djvu/207

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dell'impero romano cap. lvi 201

nanime di un popolo libero, sol colla forza potè ottenere l’intento. Mi è aggradevole il trascrivere i pensieri e le parole dello Storico Falcando, che sul luogo, e nell’istante degli avvenimenti, scrivea coll’anima di un vero amico della sua patria, e colla sagacità profetica d’un uomo di Stato. „Costanza, sin dalle fasce, educata nella copia delle tue delizie, o Sicilia, cresciuta colle tue istituzioni, colle tue dottrine, co’ tuoi costumi, ti abbandonò per portare fra i Barbari i tuoi tesori: ed or fa ritorno con uno sciame di costoro per contaminare di barbarica laidezza i fregi della sua patria nutrice. Già mi sembra vedere le turbolente falangi de’ nostri tiranni, empir di terrore, devastar colla strage, stremar colle rapine, deturpare colle dissolutezze queste doviziose città e questi paesi per lunga pace fiorenti. Vedo l’eccidio, o la cattività de’ nostri cittadini, le nostre vergini e le nostre matrone in preda ai soldati1. In tale estremità (si fa quindi ad interrogare un amico) che operar debbono i Siciliani? l’elezione unanime di un re valoroso ed esperto può salvare ancora la Calabria e la Sicilia2, perchè la leggierezza de’ Pugliesi,

  1. Costantia, primis a cunabilis in deliciarum tuarum affluentia diutius educata, tuisque institutis, doctrinis et moribus informata, tandem opibus tuis Barbaros delatura discessit: et nunc cum ingentibus copiis revertitur, ut pulcherrima nutricis ornamenta barbarica foeditate contaminet...... Intueri mihi jam videor turbulentas Barbarorum acies .... civitates opulentas et loca diuturna pace florentia, metu concutere, caede vastare, rapinis atterere et foedare luxuria: hinc cives aut gladiis intercepti, aut servitute depressi, virgines constupratae, metronae, etc.
  2. Certe si regem non dubiae virtutis elegerint, nec a