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316 storia della decadenza

davansi alla fuga, o quai nemici si dimostravano; poco frenati dalla lor religione, o dal lor governo, ricusavano viveri e scorte a que’ passaggieri, e se scontravansi in soldati sbandati gli uccideano; talchè, nè giorno, nè notte, ebbe pausa la vigilanza del Conte, il quale più profitto ritrasse dal far giustiziare alcuni di cotesti ospiti scorridori, che da un parlamento e da un negoziato convenuto col Principe di Scodra1. Innoltre nel suo cammino fra Durazzo e Costantinopoli, lo tribolarono, senza però arrestarne il viaggio, i soldati e i contadini del greco Imperatore; i quali, con alcune equivoche ostilità, s’accigneano parimente a turbare il passaggio degli altri Capi che sulla costa d’Italia per valicare l’Adriatico mare imbarcavansi. Boemondo, ben provveduto d’armi e di navi, era di più previdente, sollecito di mantenere la militar disciplina, nè le province dell’Epiro e della Tessaglia doveano per anche aver dimenticato il nome di questo guerriero; onde il suo saper militare e il valore di Tancredi tutti gli ostacoli superavano. Benchè il Principe normanno molto riguardo inverso i Greci ostentasse, permise il saccheggio del castello d’un eretico a’ suoi soldati2. I nobili

  1. Scodra, presso Tito Livio, sembra essere stata la capitale o la Fortezza di Genzio, re degl’Illirici, arx munitissima, indi non colonia romana (Cellarius, t. I, p. 393-394), che ha preso poi il nome di Iscodar, o Scutari (D’Anville, Géogr. ancien., t. I, p. 164). Il Sangiacco, oggidì Pascià di Scutari, o Sceindeire, era l’ottavo sotto il Beglierbeg di Romania, e somministrava seicento soldati sopra una rendita di settantottomila settecento ottantassette risdaleri. (Marsigli, Stato militare dell’Impero Ottomano p. 128.)
  2. In Pelagonia castrum haereticum... spoliatum cum