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328 storia della decadenza

un cappellano del conte Baldovino1, la cui testimonianza nè sopra un esame oculare, nè sopra avverate nozioni si fonda: ei conta seicentomila pellegrini atti a portar l’armi, non comprendendo fra questi i preti, i frati, le donne, e i fanciulli che il campo de’ Latini seguivano. Senza dubbio griderà all’esagerazione il lettore; ma prima che egli si riabbia dalla sua sorpresa, stimo opportuno l’aggiugnere, seguendo sempre la medesima autorità, che, se tutti coloro i quali ricevettero la divisa della Croce, il proprio voto avessero adempiuto, più di sei milioni d’Europei per la spedizione d’Asia sarebber partiti. Sopraffatto io medesimo da quanto il narratore dianzi citato mi vorrebbe far credere, trovo qualche conforto dal parere profferito a tale proposito da uno Storico più giudizioso e assennato2, il quale convenendo in quella parte di calcolo che si riferisce alla cavalleria, quanto al rimanente taccia di credula dabbenaggine il prete di Chartres, dubitando per fino se le contrade cisalpine (così dee chiamarle un Francese) possano somministrar uomini che a sì sterminate migrazioni col loro numero corrispondano. Lo storico scettico, più tranquillo ancora nelle sue meditazioni, rammenterà che

  1. V. Foulcher di Chartres p. 587. Egli annovera diciannove nazioni di nome e lingue diverse (p. 389). Io però non comprendo con molta chiarezza qual differenza ei ponga tra Franci e Galli, fra Itali e Apuli. Altrove (p. 385) parla col massimo disprezzo dei disertori.
  2. V. Giberto, pag. 556. Però la modesta opposizione di questo istorico lascia tuttavia luogo ad ammettere un numero d’uomini considerabilissimo. Urbano II, nel fervor del suo zelo, conta sino a trecentomila i pellegrini (Epist. 16, Concil. t. XII, p. 731).