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126 storia della decadenza

pitale di Davide, che osava intitolarsi Imperatore di Trebisonda1. Ogni negoziazione si ridusse ad una interrogazione unica e perentoria: „Volete voi, gli chiese il Sultano, rassegnando il Regno, conservare le vostre ricchezze e la vita? o vi piace piuttosto perdere Regno, ricchezze e vita?„ Il debole Comneno atterrito da tale inchiesta, imitò l’esempio di un suo vicino musulmano, il Principe di Sinope2, che dopo una intimazione di tale natura, avea ceduto una città fortificata, quattrocento cannoni, e dieci, o dodicimila soldati. [A. D. 1451] Gli articoli della capitolazione di Trebisonda essendo stati adempiuti con tutta esattezza, Davide e la famiglia di esso vennero condotti in un castello della Romania. Ma poco dopo, essendo stato per lievi indizj preso in sospetto di mantenere una corrispondenza col Re di Persia, il vincitore immolò il Principe di Trebisonda e la famiglia del medesimo ai timori concetti, o alla propria

  1. Il Tournefort (t. III, lett. 17, p. 179) afferma che Trebisonda è mal popolata; ma il Peyssonel, l’ultimo ed il più esatto fra gli osservatori, le attribuisce centomila abitanti (Commercio del mar Nero, t. II, p. 72, e in quanto spetta alla provincia, p. 53-90). La prosperità e il commercio di questo paese vengono continuamente disturbati da due Ode di giannizzeri, in una delle quali si arrolano per l’ordinario trentamila Lazi (Mém. de Tott, t. III, p. 16, 17).
  2. Ismael-Beg, principe di Sinope, o Sinople, godea una rendita di dugentomila ducati, derivatagli soprattutto dalle sue miniere di rame (Calcocondila, l. IX, p. 258, 259). Peyssonel (Com. del mar Nero, t. II, p. 100) attribuisce alla moderna città di Sinope trentamila abitanti; calcolo che sembra smisurato. Nondimeno, sol trafficando con una nazione, può conseguirsi una giusta idea della sua popolazione e ricchezza.