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repubblica. Il moto cominciò in Toscana, e allargossi da un lato a Roma, dall’altro a Genova, stata sino allora alienissima da tali romori; ma i ministri della mediazione in pochi giorni vi fecero quello che un suo fuoruscito tentava indarno da molti mesi. Poiché essi erano incorsi nel primo fallo di dare appiglio e materia ai tumulti, pare che almeno dovessero usare ogni opera per attutarli. Mi ricordo che io ne feci motto e premura a Pierdionigi Pinelli in proposito dei bollori livornesi; il quale mi rispose ridendo (riferisco letteralmente) che «quello era un fuoco di paglia». Altrettanto mi aveva detto in occasione dei movimenti eccitati in Genova dallo sfratto di Filippo Deboni. E se è vero (che non posso affermarlo) che, scossi dai crescenti disordini e forse anche dalle mie parole, i ministri sardi offrissero poscia a Gino Capponi l’opera loro e che questi la rifiutasse, certo è pure che non usarono i mezzi opportuni a vincere la ripulsa. Né è punto da stupire che il Capponi ricusasse l’aiuto di chi aveva disdetta la lega e cedesse ai sospetti medesimi che annidarono in Pellegrino Rossi. Questi umori covavano da gran tempo in Toscana, come vedemmo, e furono maravigliosamente accresciuti dal modo strano e incredibile di procedere del Piemonte intorno alla confederazione, per cui divennero certezza i sospetti di mire cupe e ambiziose. Fra gli uffici egemonici, conforme abbiamo giá avvertito, c’era quello del sostegno e dell’indirizzo degli altri Stati; al che la lega porgeva ottimo strumento, perché col solo assentirla si dissipavano le gelosie e le ombre, si animavano i ministri di Firenze e di Roma a promuover la guerra, e sia con questa sia coll’unione si dava loro il credito e il nome necessario per far testa agl’immoderati. Laddove col disdirla ostinatamente, i ministri subalpini screditarono quei governi; e come furono causa che il Rossi perdesse la vita, cosí tolsero il seggio al Capponi, contro il quale Livorno non si sarebbe mossa, e anche movendosi non sarebbe prevalsa, se il Piemonte nol privava del morale rinforzo che il concorrere alla lega e alle armi gli avrebbe dato in tale occasione. Ma anche quando la folle politica cominciò a portare i suoi frutti, i ministri sardi non se ne mossero; cosicché dalla