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capitolo duodecimo 61


annullò il benefizio della mia clausula, convertendo in assoluto l’asserto condizionale, e rese assai facile a tutti lo scioglimento del dubbio, trattandosi di decidere se la menzogna solenne fosse piú probabile in me o ne’ miei avversari.

La Camera era meco sdegnata sia pel falso concetto che aveva delle mie intenzioni, sia perché non ignorava che io aveva voluto scioglierla. Chi conosce il cuore umano e sa quanto le assemblee sieno tenere di se medesime e gelose del proprio onore, non si stupirá che quella di Torino, non ostante la bontá dei sensi che l’animavano, non potesse essere imparziale a mio riguardo. Tuttavia né ella né l’altro uditorio proruppe a fischi od insulti, come spacciarono alcuni giornali, e niuno de’ miei oppositori dimenticò, anche parlando, il decoro di tal consesso. Il solo torto che gli si può imputare si è quello di aver voluto giudicare senza conoscere. Le Camere hanno senza dubbio il



    avversa si dichiarasse»; e niuno mi contraddisse. Solo alcun mese dopo (non posso dir quale, perché l’opuscolo non ha altra data che quella dell’anno), Riccardo Sineo pubblicò lo scritto che ho piú volte citato, nel quale combatte l’intervento come fosse un concetto cosi balzano da non aver mai potuto capire nell’animo suo o de’ suoi colleghi. Non impugna però la mia asserzione in contrario, né fa parola del dibattito parlamentare e della mia dichiarazione. Quanto alle ragioni che arreca, ne ho riferite alcune testualmente, a guisa di saggio, per chiarirne il valore. Alle altre rispondono a bastanza le cose da me discorse. Giova però il notare che l’autore tocca solo di volo la spedizione in Toscana e si allarga intorno a quella di Roma, come se questa fosse stata la causa del nostro dissenso. Laddove intorno ad essa non si era deciso nulla e non si sarebbe fatta che dopo l’altra, se le circostanze lo permettevano. Egli è probabile che il solo ingresso dei piemontesi in Toscana coll’insegna costituzionale avrebbe fatto cadere la repubblica di Roma; probabile che nel caso contrario una semplice mossa dei nostri avrebbe causato l’effetto. Ma ancorché né l’uno né l’altro casosi fosse avverato e che l’impresa di Toscana non avesse avuto altro séguito, ella non era però inutile, bastando a preservare Io statuto in questa provincia e abilitando il Piemonte a mantenerlo in Roma nel caso di un intervento straniero. L’opuscolo del Sineo è «niello di un uomo che non è punto né poco informato dei fatti di cui discorre, che non ha né la notizia esatta né il senso vivo «Iella realtá e delle probabilitá che ne derivano, e che quindi ne «liscorre in aria e cerca sottilizzando di aggiustarle a suo modo, come un accademico clic difende un paradosso o un avvocato che perora una cattiva causa. Io non avrei pur fatto menzione di questo scritto, se l’autore non ci rinnovasse la solita calunnia che il disegno dell’intervento sia stato opera «dei raggiri di alcuni astuti» (p. 27); il che se è vero, convien dire che il Sineo fosse uno di questi, poiché niuno a principio approvò isso disegno in termini piú efficaci o piú caldamente mi animò a proseguirlo.