Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/173

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La creazione è l’archetipo e la cima della dialettica. 11 magistero di questa consta di due parti 0 funzioni, che dir vogliamo, cioè della comprensione dei diversi e degli oppositi e del loro accordo scambievole. Perciò gl’ingegni grandi sono universali e sintetici: tutto abbracciano e tutto armonizzano. La loro comprensiva non è di un solo modo, ma spazia per ogni lato e tiene della natura del solido anzi che della superficie, s’interna senza scapito dell’ampiezza, si allarga senza pregiudizio della penetrazione. Poggia a un segno altissimo, come l’areonauta che comprende coll’occhio un’ampia tratta di paesi; e nel tempo medesimo si profonda, come il palombaro e il cavator di metalli che calano nei gorghi del mare e nel seno dei monti. La profonditá non si oppone all’altezza nelle cose ideali, perché ivi, come nell’infinito, il difuori è nel didentro e la periferia nel mezzo. L’ingegno somiglia all’intuito che tutto abbraccia, ed è un vigor mentale intenso ed esteso che raggia da tutti i lati a uso di stella. Ma la sua universalitá obbiettiva presuppone la subbiettiva, cioè l’attitudine alle cognizioni e alle occupazioni pili diverse e contrarie. Siccome questa disposizione moltiforme risplende specialmente nella stirpe italiana, cosi non si legge di alcun uomo che l’abbia avuta cosi squisita come Giulio Cesare (0. Alessandro Magno e Napoleone a gran pezza

(1) Tutti gli antichi si accordano nel riconoscere in Cesare questa dote; e quando i giudizi degli altri mancassero, gli scritti e i fatti di lui basterebbero ad attestarla. Niuno l’espresse meglio di Antonio nel discorso riferito da Dione. «Cere ego de Coesore passoni affinila» e et rorpore eum finitissimo et animo agillimo. F.rai in ipso vts quaedam naturar admirabiiis, eraique instilulione oninis generis tam accurate exercilatus, ut non ab re quidquid facto esset opus et cognoscere celerranC él exponere ad persuasionem et instruere atque a dm in is trare prudentissime semper posset. Nunquam ipsum aut rei subito incidentis momentum praevertit, aut occulta futurorum mora fefellit : ita omnia prius quam acciderent, iam ante cognita habebat: et ad omnia quae alícui contingere possent, iam ante paratus erat. Indagare sagaciter quidquid esset occultum; quodque palam esset credibiliter, velut ignotum sibi dissimulare: prae se fi erre quasi sciret, quod eum latebat; quodque tioral, occultare: iisdem accommodare temporis occasiones et rationes eorumdem reddere: non minus omnia denique, quam singula, tum perficere, tum exequi , praeclare norat» (Dion. Cass., Hist. rom., xi.iv, 38). Perciò giá fin d’allora gli si assegnava il principato dell’ingegno, u Ad suri unum evectus et non sui modo temporis, sed omnium, qui potentia aliquid unquarn valuerunt, maximus, longe clariorem r irtutem suoni