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102 GOGOL


— Fa penitenza, babbo! Non è già terribile l’angoscia che, dopo ognuno de’ tuoi omicidi, sorgano i morti di sotterra?

— Non prender a ridir codeste cose! — interruppe violento lo stregone. — Io ti costringerò; ti sforzerò a fare quanto io voglio. Caterina mi amerà!

— Oh, tu sei mostro, non padre! — gemette. — No, il tuo volere non si compirà mai. È vero bensì che hai, con nefandi sortilegi, ottenuto il potere di evocare l’anima e torturarla; ma Dio solo obbliga a fare ciò che gli piace. No, sin che Caterina vivrà nel mio corpo, non commetterà mai un’indegna azione. Padre! Il terribile giudizio è vicino! Se tu non fossi mio padre, non insisterei oltre a voler che inganni il mio sposo caro e fedele. Se pur mio marito non fosse fiducioso e dolce, io non lo ingannerei, perchè Dio non ama le anime spergiure e infedeli.

Ella fissò in quel momento i pallidi occhi verso la finestra, di fronte alla quale era intento il pan Danilo, e non si mosse.

— Dove guardi? Chi guardi? — gridò lo stregone.

La trasparente Caterina tremò; ma il pan Danilo era già lontano, giù, a terra, e si perdeva col fido Stereko nella montagna.

— Orribile! Orribile — diceva fra sè, sentendo in cuore come uno spavento. In breve giunse a casa, innanzi alla quale dormivano profondamente i cosacchi, meno uno, che fumava a pipa.

Tutto il cielo era disseminato di stelle.


V.

— Hai fatto tanto bene a destarmi! — disse Caterina, stroppicciandosi gli occhi con la manica ricamata della camicia e guardando da capo a piedi il marito che le stava. diritto davanti. — Che sogno spaventoso ho fatto! Il petto poteva appena respirare..... Uf!..... Mi pareva stessi per morire...

— Qual sogno? Non è questo?

E burulebas prese a raccontarle quanto aveva visto.

— Come sai codesto, marito mio? — chiese Caterina at-