Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/105

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NOVELLE 103

tonita. — Ma no; io non so molte cose che tu mi racconti. No; io non ho sognato che mio padre uccise la mamma; non ho veduto morti, nè... niente!

— Non è strano che tu non abbia veduto molto. Tu non sai la decima parte di quel che sa l’anima tua. Sai tu appunto che tuo padre è l’anticristo? Dall’anno passato, quand’io m’ero alleato coi Liakhi contro i Crimeani (davo ancor mano a quel popolo rinnegato), l’abate del monastero di Brazkij, un sant’uomo, mi disse che l’anticristo ha la potenza di evocare l’anima dell’uomo; ma l’anima vaga a sua posta, quando dorme, vola cogli arcangeli del paradiso di Dio. L’indole di tuo padre non mi s’era svelata agli occhi dal primo incontro. Se avessi saputo che tu avevi un simile padre, io non ti avrei sposata; ti avrei abbandonata, e non avrei commesso il peccato di congiungermi alla razza dell’anticristo.

— Danilo! — disse Caterina, coprendosi il viso con le mani, e singhiozzando: — son forse colpevole in qualche cosa verso di te? Ti ho forse ingannato, sposo mio caro? Perchè il tuo sdegno piomba su di me? Ti ho servito infedelmente? Ti ho detto mai parola avversa quando tornavi troppo brillo da un banchetto di giovinotti? Non ti ho dato un figlio dalle sopracciglia nere?

— Non piangere, Caterina; ora io ti conosco, e non ti lascerò mai per simile cosa. Tutto il mio sdegno ricade su tuo padre.

— No, non chiamarlo mio padre. Lui non è mio padre. Se Dio m’ascolti, io lo rinnego, io lo rinnego da padre. E l’anticristo, è l’apostata! Scompaia, si anneghi, non moverò dito per salvarlo, si avveleni con la mal’erba, non gli darò goccia da bere. Tu, tu solo sei il padre mio!


VI

Nella profonda cantina del pan Danilo, dietro tre chiavistelli, lo stregone è legato con catene di ferro; e lontano, al di sopra del Dnepr, divampa il suo diabolico castello, e le onde fiammeggianti rosse come sangue mugghiano e stringono invadendo le vecchie mura.