Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/115

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NOVELLE 113


Quando in cielo le nuvole si accavallano a guisa di monti, quando le foreste nere si squassano dalle radici, quando crocchian le querci, e la folgore, scoppiando fra le nuvole, illumina d’un lampo tutta la terra: allora, il Dnepr è tremendo. I cavalloni mugghiano, urtando contro le colline, e con lamenti e strepito, rimbalzano, piangendo e singhiozzando, lontano, lontano. Così geme una madre cosacca, il cui figlio parte per la guera: costui, prode, spensierato, va sul cavallo nero, col pugno all’anca e il berretto sciolto, ma lei singhiozzando gli corre incontro, lo afferra per le staffe, ghermisce il morso, vi strazia le mani, e piange a calde lacrime.

Come strane macchie, fra le ondate in lotta, apparivan le travi arse e le pietre sul promontorio. Una barca, lì lì per approdare, batteva contro la sponda, levandosi sulla cresta de’ flutti e ricadendo. Qual cosacco ardiva vagare così sul battello, a quell’ora che il vecchio Dnepr era sulle furie? certo egli non sapeva che inghiotte genti come mosche.

Il burchiello poggia, e n’esce lo stregone. Non era allegro: gli è stata amara la festa funeraria celebrata da cosacchi pel loro morto signore. Molti furono i Liakhi rimasti vittime: quarantaquattro panij coi loro arnesi e i gabbani e trentatrè valletti sono stati tagliati a pezzi: i superstiti sono stati condotti in prigione per esser venduti ai tatari.

Egli scese pei giardini di pietra, fra travi tracciati, sino a una fossa profonda ov’egli si era costrutto un rifugio sotterraneo. Vi entrò adagio adagio, facendo cigolar la porta; posò sulla tavola, coperta da tovaglia, un vaso, e vi gettò con lunghe mani alcune erbe sconosciute; prese poi una ciotola, fatta col legno d’un albero magico; con essa attinse acqua, e l’acqua prese ad aspergere intorno, movendo le labbra e profferendo scongiuri.

Apparve nella stanza una luce rosea, e allora l’aspetto dello stregone divenne tremendo. Tutto il viso parve coperto di sangue; solo le profonde rughe v’imprimevan solchi più scuri e gli occhi parevan divampare. Empio peccatore! Da un pezzo ha la barba grigia; la faccia grinzosa; le membra inaridite; eppure medita sempre colpevoli disegni.

Nel mezzo della camera cominciò ad alitare una nuvoletta bianca, mentre qualcosa simile alla gioia illuminò la faccia dello stregone; ma perchè d’un tratto egli si è fermato immobile, a bocca aperta, non osando batter ciglio; e