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cia di Sedmigradskij1, spiegando la lor molte in forma di ferro di cavallo, fra le genti ungheresi e galiziane. Montagne simili non si vedon dalle nostre parti. L’occhio non osa contemplarle, e mai piede umano calcò i loro pinnacoli. Si resta attoniti a vedere. Forse il mare tranquillo balzò in un giorno di uragano fuori delle sponde, lanciando in turbini ondate mostruose, e le ondate a un tratto impietrarono e restaron là, immobili nell’aria? O nuvole pesanti cadder dal cielo e ingombrarono la terra? Non si sa; ma esse hanno una stranissima tinta grigia, mentre la loro cima brilla e scintilla al sole. Sino ai monti Karpati s’ode la lingua russa, anzi, sino al di là dei monti, s’ode tuttavia l’accento nostro; ma la fede non è più la stessa e pure la favella è diversa. Colà vive la poco numerosa stirpe ungherese, che monta a cavallo, si batte e beve bene quanto i cosacchi; ma non cavan di borsa tanti ducati fiammanti quanti costoro per bardare i cavalli e adornarsi i gabbani.

Fra le montagne son grandi laghi, immobili come cristallo; e, come specchi, riflettenti le nude guglie de’ monti e i loro piè verdeggianti.

Ma chi mai, nel mezzo della notte (non si sa brillino o non brillino le stelle), cavalca su di un cavallo nero? Qual cavaliere dalla stature sovrumana galoppa fra i monti, lungo i laghi, riflettendo nelle acque quete il suo cavallo gigantesco, mentre l’immensa sua ombra stendesi sulle alture? Splende la sua corazza cesellata; sull’omero egli porta la lancia; in testa calcato il cimiero; ha neri i mustacchi; gli occhi chiusi, le ciglia basse; dorme, e dormendo regge le briglie; e dietro di lui siede, sul cavallo medesimo, un giovine paggio, che dorme anch’esso, e, dormente, si aggrappa al cavaliere.

Chi è? D’onde viene? Perchè cavalca? Chi lo sa?

Già da oltre due giorni traversa montagne. Quando spunta il giorno e splende il sole, egli diventa invisibile; e soli, ma di rado, i montanari notano che sui monti si profila un’ombra lunga lunga, mentre il cielo è limpido, senza nubi.

Ma appena la notte n’adduce il buio, lo si rivede novellamente galoppar tra i laghi, mentre l’ombra gli si allunga di dietro tremolando.

  1. Transilvania.