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cerli. Dalla banda de’ turchi era un pascià, che con dieci giannizzeri metteva in fuga un reggimento intero. «Andiamo, fratello, a prendere il pascià!» disse Ivan a Pietro. E i due cosachi andarono, un da una parte, l’altro dall’altra.


«Pietro lo prese o non lo prese? Il fatto è che Ivan meno il pascià con una corda al collo al cospetto del re in persona. «Bravo, giovinotto!» disse re Stefano, e comandò di dargli un premio come usa darne a tutto un esercito, di largirgli tanta terra quanta ne volesse, e tanti armenti quanti ne desiderasse. Quando Ivan ricevette il dono dal re, ne dette subito a Pietro la metà. Costui prese bensì quella metà, ma non potette prender la parte della stima concessa a Ivan dal re; e risolse di vendicarsi.


«I due cavalieri partiron per la terra donata loro dal re, che era posta vicino ai Karpati. Il cosacco Ivan aveva messo a cavallo il suo figliuolo e se l’era legato dietro al corpo. Già scendeva il crepuscolo ed essi cavalcavano; il fanciullo si addormentò, e lo stesso Ivan si assopì anche lui. Non addormirti, cosacco; le vie son pericolose nelle montagne!... ma il cosacco aveva un ottimo cavallo che conosceva le vie da per tutto; non inciampava mai, non dava mai passo al fallo. V’è fra le montagne un abisso il cui fondo mai niuno ha veduto; tanto spazio è dal fondo di quel baratro quanto dalla terra al cielo. Rasenta il precipizio, ove forse due uomini posson passar di fronte, ma non tre. Il cavallo dell’addormentato cominciò a inoltrarsi prudente. Pietro andava di fianco tutto tremante e nascondendo la gioia. Egli si guardò dietro, poi, con decisa, rapida mossa spinse verso l’abisso il corsiere col carico dei dormienti: e cavallo e cosacco e fanciullo caddero nel vuoto.


«Il cosacco si afferrò tuttavia a un ramo, e solo il cavallo roloto sino al fondo. Si mise ad arrampicar verso l’orlo e stava per raggiungerlo, quando, alzando gli oc-