Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/155

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NOVELLE 153

za», volevo dirle, «non mi comanda di picchiarmi, ma se tuttavia vuol picchiarmi lei, lo faccia pure con la sua manina aristocratica». Ma, che il diavolo mi porti, la lingua non mi si sciolse, e risposi semplicemente: «Non è qui»: Guardò allora me, guardò i libri e si lasciò cadere il fazzoletto. Accorsi, scivolai sul maledetto pavimento e poco mancò non mi schiacciassi il naso; nondimeno mi rifeci, e raccolsi il fazzoletto. Santi del Cielo, che fazzoletto! Finissimo, di batista; ambra, ambra purissima, d’onde esalava come un profumo di generalato. Lei mi ringraziò, e sorrise quasi, così che le sue labbra zuccherine si toccaron lievemente, e se ne andò. Io rimasi là, seduto ancora un’ora. D’improvviso comparve un valletto, che mi disse: «Vada pure a casa; Aksentij Ivanoric, mio padrone, non esce dalle sue stanze». Io non posso sopportare la genia dei valletti; se ne sta sempre sdraiata nell’anticamera e non degna di far neppure un cenno del capo. E questo è niente; un giorno, uno di questi Oresti, dimenticando chi era, si permise di offrirmi una presa di tabacco. Ma sai tu, sai tu, stupido servo, che io sono funzionario, che sono di nobile stirpe?

Presi intanto il cappello, imbracciai da me la pellegrina, giacchè quei messeri non ve la presentan mai, e uscii. A casa rimasi sul letto quasi tutto il mio tempo. Poscia, copiai bellissimi versi:

          «Se da un’ora non vegga la mia
          Mi pare un anno. Or se
          L’attesa nel dolor sembra infinita,
          Posso vivere ancor?» dico fra me.

Questa poesia dev’essere di Puskin. A sera, indossata la pellegrina, me ne andai verso il portone a scalini di Sua Eccellenza, e aspettai lungamente se mai ella venisse a salir in carrozza, per poter rivederla ancora una volta; ma no, lei non è uscita.

6 novembre

Il nostro capo-sezione è sulle furie. Quando son giunto al Ministero, mi ha chiamato a sè e ha preso a parlarmi così: «Orsù, dimmi, se ti garba, cosa fai?». — «Come? Che faccio? Non faccio niente», ho risposto... «Via; pensa