Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/158

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156 GOGOL

che a vesti... Vorrei veder la camera da letto... Ivi, suppongo, saranno meraviglie; ivi, credo, è il paradiso quale non è nei cieli. Esaminar quel piccolo cuscino, sul quale, nell’uscir di letto, posa i piedini; veder quel piedino appunto con calza bianca come la neve... Ahimè, ahimè!... Niente, niente!... Zitto!

Oggi ecco, non di meno, schiarirmi un raggio; e mi son ricordato del dialogo fra le due cucciole, inteso sulla Prospettiva della Nevà. «Benissimo», ho pensato fra me: «ora vo’ mettere tutto in chiaro. Occorre prendere il carteggio scambiatosi fra quelle due bestiolinacce. Di là, certamente, scoprirò qualcosa». Confesso, avevo già una volta chiamato a me Medij e le avevo detto: «Senti, Medij, vedi che ora siam soli; se vuoi, posso anche chiuder l’uscio, perchè nessuno ci veda: raccontami quel che sai sulla tua padroncina, che cosa è, come vive. Ti giuro di non fiatarne con anima viva». Ma l’astuta cagnetta si mise la coda fra le gambe, si raccolse, e via verso l’uscio, come se non avesse udito parola. Da un pezzo sospettavo che il cane fosse più intelligente dell’uomo; ero già sicuro che può parlare, e che se non parla, è solo per testardaggine. E un singolare politicone; scruta ogni cosa, ogni passo dell’uomo. Sì, qualunque cosa avvenga, domani mi recherò in casa di Zverkov, interrogherò Fedele, e, se mi viene il destro, le prenderò tutte le lettere scrittele da Medji.

12 novembre

Verso le due del pomeriggio, mi sono avviato per andare a veder Fedele e interrogarla. Detesto il tanfo di cavoli ch’esce da tutte le bottegucce della Mescianskaia; di sotto le porte di ogni casa sbuffa tal lezzo, che, turandomi il naso, mi detti a correre da perdere il fiato. Lerci artigiani poi lascian scorrere dalle luride officine sugna fetida fumante, così ch’è addirittura impossibile a una persona per bene il girarvi. Quando fui giunto al sesto piano, e tirai il campanello, vidi comparire una ragazza, non tanto brutta, con macchioline di rossore. La riconobbi; era quella che accompagnava la vecchia signora. Arrossi alquanto e subito compresi. — «Tu, cara, tu cerchi marito». — «Che desidera?» — domandò. — «Vorrei parlare alla sua cagnolina». Quella ragazza era stupida; capii lì per lì ch’era stupida. La cucciola accorse su quel punto abbaiando; vol-