Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/157

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NOVELLE 155

protezione del pubblico. Gli scrittori del tempo nostro scrivono versi molto ameni. — A me piace l’andare a teatro. Appena qualche monetina ci tintinna nelle tasche, non possiamo resistervi dall’andarvi. E tuttavia fra i nostri colleghi funzionari, ci son tanti bestioni che non ci vanno di proposito deliberato, tranne quando si regalano loro biglietti gratuiti. Io penso a lei... Olà, briccone!... Niente, niente...

9 novembre

Verso le otto sono andato al Ministero. Il capo-sezione ha assunto l’aria di non notare il mio arrivo. Ed io, a mia volta, finsi che tra noi non fosse niente di comune. Ho rivisto e collazionato carte. Son venuto via alle quattro, passando vicino al quartiere del Direttore; ma non mi è venuto fatto di scorgere cosa alcuna. Dopo il desinare, ho passato nel letto quasi tutto il mio tempo.

11 novembre

Oggi sono stato ad adagiarmi nel gabinetto del nostro direttore, e ho ritemprate per lui e per lei... ventitrè penne... Ahi, ahi!... per Sua Eccellenza quattro penne. Piace al nostro Direttore veder abbondanza di penne. Ah, dev’essere proprio una testa quadra! Tale sembra bensì, ma quella testa deve scrutar tutto. Vorrei sapere a che cosa pensi di più. Vorrei vedere inoltre più da vicino la vita di questi signori, gl’intrighi, le astuzie di corte: come sono, che fanno nella loro cerchia; ecco che cosa desidererei conoscer bene. Mi è venuto in mente talora di appiccar discorso con Sua Eccellenza; ma, se il diavolo mi porti, la lingua non mi obbedisce punto; si dice al solito, che fa freddo o tiepido di fuori, e addirittura nient’altro. Ho gran desiderio di vedere il salone, del quale si trova talvolta l’uscio aperto; e, dopo il salone, una certa stanza... Oh, che ricchezza di ornamenti! Che specchiere, che porcellane! Vorrei penetrar coll’occhio là, nella porta dov’è Sua Eccellenza la Signorina, ecco; vorrei trovarmi proprio là, nel suo salottino segreto; esaminar quei vasettini, quelle fialette, quei fiori, che quasi mette paura ad aspirarli; come giaccion le sue vesti, abbandonate al vento, più simiglianti ad aria,