Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/181

Da Wikisource.

si coricava sognando le gioie del domani, le belle copie che il buon Dio potrebbe inviargli da fare.

Così trascorreva la semplice esistenza d’un uomo che, con quattrocento rubli di paga, era perfettamente contento della sua sorte, e avrebbe raggiunto un’età avanzata, se non fosse stato vittima d’uno di quei disgraziati accidenti che possono avvenire non solo ai consiglieri titolari, ma anche ai consiglieri segreti, ai consiglieri effettivi, ai consiglieri della Corte, ed anche a quelli che non danno mai un consiglio e non ne ricevono punto.

A Pietroburgo coloro che hanno una rendita di quattrocento rubli o poco più o poco meno, hanno un terribile nemico, e questo nemico così spaventevole non è altro che il freddo del settentrione, sebbene lo dicano generalmente molto favorevole alla salute.

Verso le nove del mattino, quando gl’impiegati delle varie divisioni vanno all’ufficio, il freddo pizzica loro così rudemente il naso, che per la maggior parte, essi non sanno se devono proseguire il cammino o tornarsene a casa.

Se in quei momenti gli stessi alti dignitari soffrono il freddo al punto d’aver le lacrime agli occhi, quanto non devono sopportare i titolari, che non hanno i mezzi di garantirsi contro i rigori dell’inverno? Se per coprirsi non hanno che un cappotto leggero, resta loro per unica risorsa l’infilar, correndo, cinque o sei strade e far poi una fermatina dal portiere per riscaldarsi, aspettando d’aver ricuperato le facoltà burocratiche.

Da qualche tempo Akaki sentiva nella schiena e nelle spalle dei dolori acuti, sebbene avesse l’abitudine di percorrere a passo di corsa e a perdifiato la distanza che separava la sua casa dall’ufficio. Dopo aver molto ponderata la cosa, concluse definitivamente che il suo pastrano ufficiale doveva aver qualche difetto. Ritornato nella camera, esaminò con cura il vestito e constatò che la stoffa così rara era divenuta in due o tre luoghi tanto sottile da essere quasi trasparente; di più, la fodera era stracciata.

Questo cappotto, o pipistrello che voglia dirsi, era da tempo l’oggetto degli incessanti scherzi degli spietati colleghi d’Akaki. Gli avevano persino rifiutato il nobile nome di uniforme, per battezzarlo casacca. Fatto sta, che quel vestito era davvero strano. D’anno in anno la pellegrina era stata accorciata, perchè d’anno in anno il povero ti-