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NOVELLE 221

diziaria alla signora Podtocina o presentarsi di persona da lei e svergognarla. Queste riflessioni furono interrotte dalla vista della luce, che penetrava dagli spirali dell’uscio e lo fece accorto che Ivan aveva acceso un lume nell’anticamera.

Subito dopo apparve lo stesso Ivan con la candela in mano, e la stanza fu vivamente illuminata. Il primo moto di Kovalev fu di afferrar il fazzoletto e di coprire il posto ove il giorno innanzi trovavasi il naso, perchè lo sciocco servitore non cominciasse dallo spalancar tanto di bocca vedendo nel padrone quella stravaganza.

Ivan non aveva avuto ancor tempo di riprendere il suo cantuccio, quando s’intese nell’anticamera una voce sconosciuta che chiedeva: «Abita qui l’assessore di collegio Kovalev?».

— Entri; il maggiore Kovalev è proprio qui, — disse Kovalev accorrendo per aprire l’uscio.

Entrò un agente di polizia, uomo di bell’aspetto, dai favoriti non troppo chiari nè troppo scuri, dalle guancie paffute; lo stesso che abbiam veduto sul cominciar di questo racconto star in capo al ponte Isaakev.

— È lei che ha avuto l’onore di perdere il naso?

— Proprio io.

— Esso è ormai rinvenuto!

— Cosa dice? — esclamò il maggiore Kovalev.

La gioia gli toglieva la favella; guardò un po’ perplesso il poliziotto, che gli stava davanti, con le labbra e le gote illuminate dalla vacillante luce della candela.

— E come mai?- domandò alla fine.

— Per un caso sorprendente; l’hanno arrestato sul punto che partiva. Lui si era già insediato nella diligenza, e voleva recarsi a Riga. Il suo passaporto era già da gran tempo intestato a un funzionario. Il più stupefacente è poi ch’io stesso l’avevo preso per un signore, sulle prime; ma, fortunatamente, messi gli occhiali, mi accorsi subito che era un naso. Devo dirle che io sono miope, e, se lei mi si pone dinanzi, vedo bene che lei ha la faccia, ma non distinguo il naso, la barba, niente. Mia suocera, la madre di mia moglie, neppure lei vede niente.

Kovalev stava sulle spine.

— Dov’è? Dov’è? Vi corro subito.

— Non si disturbi tanto, Sapendo che vi è necessario l’ho portato con me. Ciò che poi è curioso è il fatto che