Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/31

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bianca come neve, come il tuo visetto. Il sotnik pensò di riprender moglie. — «Mi carezzerai come prima, babbo, quando avrai presa l’altra moglie?»

«Sì, figlia mia, ti stringerò ancora più forte al cuore; sì, figlia mia, ti darò orecchini e monili ancora più lucenti». E il capitano condusse in casa la novella moglie.

La novella moglie era giovane, bella; rosea e bianca, la giovane moglie, — ma lanciò sulla fanciulla uno sguardo sì truce, che costei gettò un grido; e durante l’intera giornata la burbera matrigna non le rivolse parola. Giunse la notte, il sotnik se ne andò con la moglie nella camera da letto, anche la bianca signorina si chiuse nella sua; si sentiva oppressa, e scoppiò in lacrime. A un tratto, alza gli occhi; ed ecco venirle contro un terribile gatto nero, entrato da lei furtivamente; gli fiammeggia il pelo, gli suonan sull’impiantito le zampe di ferro. Spaventata, lei salta su di una panca, e il gatto appresso; e salta sulla stufa, e il gatto la segue ancora; poi, d’un balzo, le si getta al collo e tenta di strangolarla. Con un grido, se lo strappa di dosso e lo getta per terra; e di nuovo il terribile gatto torna all’assalto. Adirata, afferra una sciabola appesa alla parete, e giù, colpisce; al colpo, lì resta una zampa, cogli artigli di ferro. E il gatto, gnaulando, scompare nel buio.

Per tutto il giorno, la giovine sposa non uscì dalla stanza. Uscì al terzo giorno con la mano fasciata. La povera signorina comprese che la matrigna era strega e lei le aveva tagliato la mano.

Il quarto giorno, il capitano comandò alla figlia di andar per acqua, di spazzar la casa, come una semplice muziska 1, e di non metter più piede nelle stanze dei padroni. Dura pena per la poverina; ma che fare? Si rassegnò agli ordini del babbo. Il quinto giorni, il capitano cacciò via la figliuola, e a piedi nudi, senza darle pur un tozzo di pane per la strada. Solo allora, la fanciulla scoppiò in singulti, coprendosi con le mani il bianco viso. «Tu mi hai perduta, babbo, me, la tua figliuola; e la strega perderà la tua anima peccatrice. Dio ti perdoni! Io, sventurata, non so più che farmi quaggiù...» — Or vedi, là, vedi? — e qui Levko si volse ad Anna e le additò la casa. — Guarda da quella parte; lassù, un po’ più in là della casa, la sponda più alta dello stagno; da quella sponda la fanciulla si gettò


  1. Contadina, moglie del muzik.