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52 GOGOL

tuo padre affogarsi con un boccone); tu ardisci di mettere a soqquadro le vie, di comporre canzoni!... Eh eh, Levko! Che ti piglia? Ti pare? Si vede che ti prude la schiena. Legatelo!

— Aspetta, babbo; mi hanno ordinato di darti questo biglietto, — disse Levko.

— Non c’è biglietto che valga, piccino mio. Legatelo!

— Aspetta, mastro Capo, — disse lo scrivano, spiegando la carta: — è scrittura del commissario.

— Del commissario?

— Del commissario? — ripetevan macchinalmente i decurioni.

«Del commissario? Strano! Non ci capisco addirittura più niente!» pensò Levko.

— Leggi, leggi pure! — disse il Capo. — Vediamo che può scrivere il commissario.

— Ascoltiamo quel che scrive il commissario, — disse il distillatore, tenendo la pipa fra i denti e battendo l’acciarino sulla silice.

Lo scrivano tossì un poco, e lesse:

«Ordine al Capo Evtuk Makohonenko.

«È giunto a nostra conoscenza che tu, vecchio imbecille, invece di riscuotere le imposte arretrate, e di mantener l’ordine nel villaggio, perdi il senno e commetti ogni sorta di scioccherie...»

— Ma scusa, non ci capisco punto!

Lo scrivano ricominciò:

«Ordine al Capo Evtuk Makohonenko.

«È giunto a nostra conoscenza che tu, vecchio imbe...»

— Basta, basta! È inutile! — esclamò il Capo. — Sebbene non abbia inteso punto, so tuttavia che codesto è un semplice preambolo. Leggi più giù.

«In conseguenza, ti comando di sposar senza indugio alcuno tuo figlio Levko con la cosacca di codesto villaggio Anna Petriicenko, ed anche di far riparare il ponte sulla strada maestra e di non consegnare i cavalli da requisire, senza avermene prima avvertito, a quei signori della giustizia, anche se venissero direttamente di palazzo. E se, al mio arrivo, non trovo eseguito questo ordine, te solo io terrò responsabile.