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NOVELLE 65

la manciata tutto il denaro che aveva indosso, lo gettò nel mezzo della cerchia, come a’ cani. Appena gittato il denaro, tutto gli girò dinanzi; tremò la terra, e, come mai avvenisse lui non ha saputo mai spiegare, eccolo cadere giù, giù fino all’inferno.

Or quali mostri non vide? Non vide che musi, musi, musi, come suol dirsi. V’eran là tante streghe quanti fiocchi di neve scendon di Natale, tutte adorne e impiastricciate; parevano ragazze alla fiera; e tutte quante ve n’erano ballavano come inebriate non so che sarabanda del diavolo, sollevando turbini di polvere. Un cristiano avrebbe inorridito solo a veder quei salti!

Mio nonno, con tutta la paura che aveva in corpo, non potè trattenersi dal ridere nel vedere in qual guisa i diavoli con quei musi da cani, con le lunghe gambe da tedeschi, la coda penzoloni, giravano intorno alle streghe, come giovinetti intorno alle fanciulle, mentre i musicanti, battendosi le guancie coi pugni, come su tamburelli baschi, facevan fischiare i loro nasi a mo’ de’ flauti.

Appena scorsero il nonno, tutti in folla gli si precipitarono contro. Musi di porci, di cani, di becchi, di ottarde, di cavalli, tutti tendevano il collo e tentavan di baciarlo. Il nonno ne provò tanta nausea, che crasciò per terra. Alla fine, lo afferrarono e lo fecero sedere innanzi a una tavola così lunga che andrebbe benissimo da Konotop a Baturina.

— Via! La non va poi tanto male, finora! — pensò il nonno, vedendo, sulla tavola, del maiale, delle salsicce e cipolle e cavoli trinciati insieme e molte altre leccornie. — Si vede che quel crapulone del diavolo non osserva la quaresima punto.

Devo dirvi che mio nonno coglieva sempre l’occasione, quando poteva, di metter sempre qualcosa sotto i denti; il defunto aveva buon appetito; onde, senza perder tempo, si tirò innanzi il piatto ove eran lardo e prosciutto, prese una forchetta quasi grande come quella che serve al villano pel fieno, infilò il pezzo più grosso, si poggiò con la mano una bella crosta di pane sotto il mento, e, mentre faceva l’atto di ingoiare il boccone, lo mandò, contro sua voglia, in altra bocca, e là, proprio vicino all’orecchio, sentì masticare un muso, e lo stritolar delle mascelle giungeva a’ due estremi della tavola.

Mio nonno non fiatò; infilò un altro pezzo; e l’aveva già