Pagina:Gogol - Novelle, traduzione di Domenico Ciampoli, 1916.djvu/93

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NOVELLE 91

torneremo a casa nostra. La mamma ti darà la polentina d’orzo mondato, ti porrà nella cuna, e canterà:

               Ninna-nanna, ninna-nanna,
               Ninna-nanna, mio piccino;
               Cresci, gioia, a babbo e mamma,
               Cresci, a gloria dei cosacchi,
               Per castigo all’invasor...

Ascolta, Caterina: mi sembra che tuo padre non voglia vivere d’amore e d’accordo con noi: è giunto arcigno, dispettoso, come se fosse crucciato... Ora, s’è arrivato di malavoglia, perchè è venuto? Non ha voluto bere alla libertà cosacca. Non ha toccato con le mani il bambino... Lì per lì volevo dirgli ciò che mi pesa sul cuore; ma non mi venne in taglio; balbettavo... No, lui non ha cuore cosacco... Come mai cuori cosacchi, incontrandosi ovunque, non balzerebbero l’un verso l’altro? Orsù, ragazzi miei, alla riva. Vi darò berretti nuovi. A te, Stereko, ne regalerò uno di velluto ricamato in oro. Lo prenderò insieme con la vesta d’un tataro; tutti gli altri arnesi saran miei; getterò via molto volentieri solo l’anima sua... Su, ormeggiate!... Ecco, Ivan, siamo arrivati, e tu piangi ancora? Piglialo, Caterina.

Sbarcarono tutti. Di là dalla montagna sorgeva una casa coperta di stoppia; era il maniero della famiglia del pan Danilo. Dietro al maniero era un’altra montagna e campi e campi; ma si sarebbe potuto correre per cento verste senza incontrare un solo cosacco.


III.

Il podere del pan Danilo trovasi posto fra due montagne, in uno stretto vallone, che scende verso il Dnepr. Il suo maniero non è alto; ha l’aspetto di una capanna, come pei semplici cosacchi, e nell’interno ha una stanza sola. Ma v’è luogo per lui, per la moglie, una vecchia serva, e dieci giovani scelti. Intorno alle pareti, in su, son palchetti di quercia. Su quei palchetti si accalcano pignatte, paiuoli per le vivande. In mezzo, vi si vedon anche coppe di argento e bicchieri cesellati di oro, avuti