Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/101

Da Wikisource.

TARAS BUL'BA

Bul’ ba, non garbava quella vita. Andrea era manifestamente seccato.

— Testa di poco giudizio! — gli diceva Taras — «soffri, cosacco, e sarai atamano!»1.

Non è ancora un bravo guerriero chi non si perde di animo in un’impresa importante; ma è bravo guerriero colui che anche nell’inazione non si annoia; colui che tollera tutto, e tu fagli quello che vuoi, e lui fermo al suo posto!

Ma non c’è modo d’intendersi tra un giovine ardente e un vecchio; in ciascuno dei due c’è una natura diversa, e lo stesso oggetto è veduto con occhi differenti.

Frattanto arrivò puntualmente il reggimento di Taras, condotto da Tovkac; con lui erano due esaul, uno scrivano e altri impiegati militari; in tutto s’erano raccolti piú di quattromila cosacchi. Erano nel numero non pochi volontari, che erano partiti spontaneamente, di loro volontà senza aver avuto alcuna sollecitazione, appena avevano inteso di che si trattava. Gli esaul portarono ai figli di Taras la benedizione della vecchia mamma e a ciascuno una immaginetta in legno di cipresso proveniente dal convento di Megigor a Kiev. Tutti e due i fratelli si misero addosso le sacre immagini, e senza


  1. Proverbio.

99