Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/102

Da Wikisource.

GOGOL

volerlo si fecero pensierosi, ricordando la vecchia mamma. Che presagisce, che dice loro quella benedizione? È la benedizione per la vittoria sul nemico, e quindi il lieto ritorno in patria, con la ricca preda e con la gloria nei canti immortali dei suonatori di pandora, o invece...? Ma ignoto è l’avvenire, e sorge dinanzi all’uomo a guisa della nebbia autunnale che si eleva da una palude; vi volano dentro storditi, in su e in giú, rabescando con le ali, senza riconoscersi a vicenda, gli uccelli: la colomba senza vedere lo sparviero, lo sparviero senza vedere la colomba, e nessuno sa a che distanza vola dalla propria rovina...

Ostap era già occupato nelle sue faccende, e da un pezzo aveva fatto ritorno alla propria kurjenja, ma Andrea, senza potersene rendere ragione egli stesso, sentiva non so quale stretta al cuore. I cosacchi avevano già terminato la loro cena. Il crepuscolo s’era spento del tutto da un pezzo, una magnifica notte di luglio avvolgeva l’aria; ma egli non si ritirava alle kurjenje, non si metteva a dormire, e guardava senza volere tutto lo spettacolo che gli era davanti. Nel cielo le stelle senza numero scintillavano di una luce sottile e penetrante. Il campo era da lungi tutto ingombro dai carriaggi che vi erano sparsi, con le maznjize appese gron-


100