Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/115

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TARAS BUL'BA

to greto fra essa e il ruscello erano cresciute delle canne, quasi fino all’altezza d’un uomo. In cima all’erta si potevano vedere gli avanzi di un reticolato, segno che un tempo lí era un orto: sul davanti erano larghe foglie di lappole, e dietro sporgeva la vulvaria, il cardo selvatico con le sue spine, e un girasole che al di sopra di tutto il resto innalzava la testa. Ora la tartara si cavò gli zoccoli e quindi camminava a piedi nudi, tirandosi su accuratamente il vestito, giacché il terreno era fangoso e tutto pieno di pozze d’acqua. Dopo essersi cacciati in mezzo al canneto, si trovarono dinanzi a un mucchio di sterpi e di fascine. Non ebbero che a spostare quegli sterpi, e si videro davanti una specie di volta sotterranea, con un’apertura poco piú grande della bocca d’un forno. La tartara abbassò il capo ed entrò per prima; dietro a lei Andrea, curvandosi quanto piú poteva, per poter passare coi suoi sacchi; e ben presto si trovarono entrambi nell’oscurità perfetta.


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