Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/143

Da Wikisource.

TARAS BUL'BA

capo, e, arricciando i grigi mustacchi, dicevano piano: — Parola ben detta!

— Ascoltate ora, signori! — seguitò il Koscevoj. — Espugnare una fortezza, arrampicandosi e scavare mine, come fanno i condottieri stranieri e tedeschi — lasciamo che il nemico cerchi di imitarli! — né conviene, né è faccenda da cosacchi. Ma, giudicando da quel che è, non è grande la provvigione che il nemico ha portato in città; non dovevano essere molti i carri che lo seguivano. La popolazione in città era affamata; probabilmente divoreranno tutto d’un fiato, e cosí pure il fieno per i cavalli... non so davvero! forse glielo calerà giú dal cielo coi forconi qualcuno dei loro santi... ma questo, Dio solo lo sa, e i loro preti cattolici sono valenti solamente a parole. Per questo o per altro, presto faranno una sortita. Dividiamoci dunque in tre gruppi e occupiamo le tre strade avanti alle tre porte. Avanti alla porta principale, cinque kurjenje, avanti alle altre, tre per ciascuna! Le kurjenje di Djad’kiv e di Korsun, in imboscata! Il colonnello Taras col suo reggimento, in imboscata! Le kurjenje di Tytarev e Tymoscev in riserva presso i carriaggi a destra! Quelle di Sc’cerbinov e Steblikiv-superiore, a sinistra! Poi sceglietevi tra le file i giovanotti piú mordaci nel parlare, per irritare il nemico. Il


141