Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/159

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TARAS BUL'BA

un pugnale turco; ma non guardò se stesso: in quell’istante una palla infocata gli fracassò una tempia. Lo atterrò uno dei piú notabili tra i magnati, un cavaliere dei piú belli, di antica famiglia principesca. Alto e slanciato come un pioppo, andava egli sul suo cavallo baio. E già aveva dato molte prove di audacia signorile ed eroica: con un fendente spaccò in due un cosacco e poi un altro; atterrò Fedor Korg, un valoroso cosacco; insieme col suo cavallo, sparò al cavallo e con la lancia di dietro al cavallo raggiunse il cosacco; a molti portò via la testa o il braccio, e abbatté il cosacco Kobita, cacciandogli una palla nella tempia.

— Ecco uno con cui vorrei provare le mie forze! — esclamò il capo-kurjenja di Nezamajkov, Kukubjenko. Allentate le redini al cavallo, volò diritto alle sue spalle, e mandò un urlo cosí forte che tutti i circostanti trasalirono per quell’urlo inumano. Il polacco voleva subito voltare il suo cavallo e affrontare l’assalitore, ma il cavallo non gli obbedí: spaventato da quel grido terribile; diede un salto di fianco, e con una palla di fucile Kukubjenko colpí il cavaliere. Gli penetrò nelle prime vertebre della spina dorsale la palla infocata, fra le scapole. Egli rotolò giú dal cavallo. Ma neppure allora il polacco si attese; anche allora egli si sforzò


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