Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/182

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GOGOL

ogni uomo. Udito l’ordine del colonnello, i servi si precipitarono sul carro, con le scuri ruppero le funi robuste, tolsero le grosse pelli di bue e le coperte e scaricarono giú dal carro le damigiane e i barilotti.

— Via, portate qui tutti — disse Bul’ ba — tutti quanti siete, portate ognuno quello che ha: o un secchietto o una tinozza di quelle in cui si fa bere il cavallo, o una manopola, o un cappello, e magari, chi non ha altro, si faccia avanti con le mani a giumelle.

E i cosacchi tutti quanti erano, portarono chi un secchiello, chi una tinozza di quelle con cui dava a bere al cavallo, chi una manopola, chi un cappello, e qualcuno si fece avanti con le giumelle. A tutti mescevano dalle damigiane e dai barilotti i servi di Taras, passando tra le file. Ma Taras ordinò di non bere finché egli non avesse dato il segnale, acciocché potessero bere tutti in una volta. Si capí ch’egli voleva dire qualche cosa. Ben sapeva Taras che, per quanto sia forte per sé il vino vecchio generoso e per quanto esso sia adatto a rinvigorire l’animo dell’uomo, pure se ad esso si unisce anche una nobile parola, allora la forza, sia del vino, sia dell’animo, si raddoppia.

— Io vi offro da bere, egregi signori! — cominciò a dire Bul’ba — non per ricambio


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