Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/20

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GOGOL

che giovanotti! Alla Sjec1 li voglio mandare, subito. — Gli ospiti si congratularono con Bul’ ba e coi due giovani e dissero loro che avrebbero fatto bene, e che per un giovane non esiste una scienza migliore di quella della Sjec di Saporog.

— Oh via! egregi signori, sedete a tavola ognuno al posto che piú gli piace. Su, figliuoli! prima di tutto beviamo un po’ di acquavite! — disse Bul’ ba. — Dio vi benedica! Salute a voi, figliuoli: a te, Ostap, e a te, Andrea! In guerra Dio vi conceda di essere sempre fortunati, che possiate battere gl’infedeli, battere i Turchi, battere i Tartari; e quando i Ljachi2 cominciassero a fare qualche cosa contro la nostra fede, battere anche i Ljachi! Su, porgete il vostro bicchierino; è buona, eh, l’acquavite? Come si dice acquavite in latino? A proposito, figliuoli, che brutta gente i Latini! Non sapevano neppure che l’acquavite esistesse. E come si chiama quello che scrisse versacci latini? Io non sono forte in letteratura, e perciò non lo so: Orazio, forse?

«Guarda un po’ com’è fatto il babbo!» pen-


  1. Nome di quella specie di scuola di guerra e di libera repubblica militare, che i cosacchi avevano costituito a Saporog.
  2. Nomignolo spregiativo per designare i Polacchi.

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