Pagina:Gogol - Taras Bul'ba, traduzione di Nicola Festa, Mondadori, Milano, 1932.djvu/214

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uanto ho dormito! — disse Taras, risentendosi, come dopo un faticoso sonno di ubbriaco, e sforzandosi di riconoscere gli oggetti che l’attorniavano. Una tremenda debolezza aveva oppresso le sue membra. Appena appena riusciva a percepire dinnanzi a sé le pareti e gli angoli di una capanna sconosciuta. Finalmente si accorse che gli sedeva davanti Tovkac e pareva che spiasse ogni suo respiro. «Sí» pensava tra sé Tovkac «poco è mancato che tu t’addormentassi per sempre.» Ma non disse niente, minacciò col dito e fece segno di tacere.

— Via! dimmi dove sono adesso? — tornò a domandare Taras, facendo uno sforzo mentale per ricordarsi il passato.

— Taci, ti dico! — gli gridò con voce aspra il camerata che hai voglia di sapere ancora? Che, forse non lo vedi da te che sei tutto stroncato? Sono già due settimane che io e tu andiamo a cavallo, senza riprendere fiato; e che


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